Se percorrete in un giorno di vento la SS75, da Assisi direzione Spoleto, e guardate il Monte Subasio, scorre alla vostra sinistra, potete ammirare onde successive che lo spettinano e lo ripettinano, con meches d’argento che lo percorrono da destra a sinistra e viceversa, intervallate altre verde cupo.Questi colori argentei sono l’effetto della rifrazione della luce che i peli della parte inferiore delle foglie dell’olivo fanno quando sono colpiti dai raggi luminosi molti inclinati, come appunto nelle giornate nuvolose. La superficie inferiore è, per intenderci, quella dove si trovano gli stomi, quei passaggi che regolano lo scambio gassoso delle foglie con l’esterno, la fase in cui di produce la clorofilla (sintesi clorofilliana) e quella dove si elimina anidride carbonica.La forma di questi peli è simile ad un ombrello rovesciato, senza telo, che a seconda dell’umidità si accorcia o si allunga, proporzionalmente ad essa.È comprensibile adesso capire come mai si sviluppa questa rifrazione luminosa, così caratteristica e tipica degli olivi umbri. La luce, sbattendo contro questi innumerevoli peletti, viene riflessa e rifratta altrove, cioè modifica la sua lunghezza d’onda che intercettata dal nostro occhio viene percepita come colore diverso dal verde originale della foglia. Alcuni studiosi dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Bologna assegnano poi a questi peli della parte inferiore della foglia d’ulivo anche una sorta si funzione ecologica, in quanto sarebbero capaci di trattenere le polveri sottili, quelle che ogni tanto ci fanno andare in bicicletta.Sembra
infatti che per questo motivo si voglia suggerire l’ulivo come pianta
ornamentale da città, perché capace di catturare più polveri sottili di
quanto altre piante già poste in loco possano fare.Personalmente
mi auguro che questo utilizzo dell’Olea Europaea cada nell’oblio e che
resti solo un altro pregio inutilizzato di questa pianta. Non so proprio
immaginare viali di olivi nel centro di Milano, posto che resistano a
questo ambiente nordico. Si io ne ho qui qualche pianta e ho anche visto
invaiare le olive ma è pur sempre un vivere in cattività.Corre
l’obbligo a questo punto di citare le cultivar che affollano i monti
umbri. Il totale delle cultivar in Umbria è 44 (vedi per i dettagli www.monocultivaroliveoil.com), il 50 % di essi è della cultivar MORAIOLO, con punte del 80% nel comprensorio DOP Colli Assisi Spoleto, segue il FRANTOIO con
il 20%, il LECCINO con il 10% e altre varietà come RAJO, DOLCE AGOGIA,
S.FELICE (o DRITTA), ASCOLANA TENERA per il rimanente 20%.Sono
cultivar decisamente autoctone, con caratteristiche peculiari, che
forniscono oli diversi per profumo e gusto, con aromi che vanno dalla
mandorla tostata, al carciofo, alla lattuga, amari o dolcissimi per
essere abbinati a secondo del piatto
Umbria, una regione oleicola che stupisce sempre.
Gino Celletti
Umbria, una regione oleicola che stupisce sempre.
Gino Celletti
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